Queste storie hanno dato origine a “I Dinos di Bull Boys”, la prima serie di fumetti a opera di Bull Boys. L’Autore, Attilio Attilieni, è il presidente e fondatore degli iconici marchi di moda italiani Bull Boys e Lelli Kelly.
Capitolo Primo
Giorgino, Emilietto e Achillino erano nati lo stesso giorno, alla stessa ora, dello stesso anno, in un luminoso e caldo inizio di settembre. Le loro famiglie abitavano nella stessa strada, in fondo alla collina, e non era quindi un caso se ogni anno festeggiavano insieme i loro compleanni, a volte in casa di uno, altre volte in casa dell'altro.
Giorgino era paffutello e sbuffava a più non posso, Achillino, piccolo ma velocissimo, aveva un casco di capelli riccioluti ed Emilietto sembrava lungo come un grissino e sottile come un'acciuga.
Quell'anno, il settimo della loro vita, i genitori si misero d’accordo e regalarono a ciascun bambino un paio di scarpe speciali… Prima di tutto erano Bull Boys! Poi sui lati avevano simpatiche figure di dinosauri e nelle suole fantastiche luci.
A Giorgino toccò un panciuto triceratopo; Achillino invece, visto che la sua specialità era correre, ebbe un velociraptor, e infine Emilietto, che a volte faceva strani ringhi per spaventare gli amici, ricevette un t-rex.
Nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo subito dopo. I tre corsero dietro la casa di Giorgino, dove quell'anno si festeggiavano i compleanni, tolsero le scarpe dalla scatola e le indossarono.
In fondo a ogni scatola, con stupore, ognuno di loro trovò un regalo: era un simpatico orologio, in una confezione trasparente, che aveva di corredo misteriosi pupazzetti a forma di dinosauro da infilare sul coperchio, proprio sopra al quadrante delle ore.
Giorgino non se lo fece dire due volte e, detto fatto, ci posizionò un triceratopo. Nello stesso momento Achillino ci poggiò un velociraptor ed Emilietto, com’è ormai chiaro, un t-rex.
Appena ebbero terminato, tutti e tre si sentirono addosso uno strano formicolio e, nello spazio di un respiro, girarono su se stessi. A quel punto vennero addirittura risucchiati dentro a un qualcosa di non ben definito.
Neanche il tempo di guardarsi intorno ed ecco che si ritrovarono fra vulcani, foreste e branchi di dinosauri che fuggivano spaventati. Giorgino, un po’ preoccupato, balbettò:
- Ma dove siamo? -
Achillino, che oltre a essere il più veloce a correre lo era anche a capire, osservò:
- Se non mi sbaglio, al tempo dei dinosauri… E proprio quando stanno per scomparire! -
A quel punto Emilietto esclamò:
- Salviamoli! -
Giorgino si guardava attorno, a dire il vero con aria incerta, e alla fine sbuffò:
- Sentite ragazzi, per me va anche bene, ma a casa? Come ci torniamo? -
Proprio in quel momento un cucciolo di triceratopo gli piombò addosso e lo fece ruzzolare a terra. Il colpo fu talmente forte che dal quadrante dell’orologio si staccò il triceratopo che Giorgino aveva infilato poco prima, quando erano ancora a casa e che, a quel che sembrava, li aveva trasportati in quello strano universo.
- Ehi, tu, fai attenzione! - urlò Giorgino al nuovo arrivato. Poi, massaggiandosi il sedere, raccolse il pupazzetto, lo infilò di nuovo al suo posto, sopra al quadrante delle ore, e in men che non si dica i due scomparvero in un turbine di vento. Achillino, vedendo Giorgino che li salutava, esclamò:
- Ecco come si fa! -
Tolse il dinosauro dall’orologio e proprio in quel momento un vero velociraptor gli fu addosso, facendolo andare a gambe all'aria. Il bambino si rimise in piedi con un salto, seguendo l’esempio del suo amico infilò di nuovo il velociraptor sull’orologio, e, magia delle magie, si trovò a casa sua, in salotto. Per fortuna non c'era nessuno. Si tolse le scarpe, le prese in mano e, camminando sulle punte per non far rumore, fece cenno al nuovo arrivato di seguirlo.
Emilietto era ancora nell'altro universo, dove i dinosauri erano in fuga e stavano per estinguersi. Lì per lì ebbe paura:
- Aiuto! Dove siete finiti amici? -
Ma non aveva fatto in tempo a disperarsi che un cucciolo di t-rex gli rotolò addosso e, come già era successo agli altri, il colpo fece saltar via il pupazzetto dal quadrante dell’orologio. Gli occhi di Emilietto s’illuminarono:
- Ho capito! -
Detto fatto, infilò il t-rex sull'orologio e si ritrovò a casa, insieme alle sue scarpe e al piccolo dinosauro che, per tutta ricompensa, provò a morderlo.
- Ehi! - Emilietto gli dette uno scappellotto - Ma se ti ho appena salvato… Bell’amico che sei! -
Capitolo Secondo
Giorgino, che a dispetto del nome era tutt’altro che “ino”, riceveva continuamente rimbrotti dalla mamma:
- Troppi dolci! -
A lui piacevano le persone paffute, le cose rotonde e gli animali cicciottelli. Per questo, nell'altro universo, aveva scelto un triceratopo. Quando furono al sicuro, nascosti nella cantina in penombra dove papà teneva gli attrezzi, si asciugò la fronte, sbuffò e guardò il dinosauro. Anche il dinosauro lo guardò, con un certo sospetto, scosse la pancia che sbordava sotto le gambe e brontolò:
- Brrr, salvo per miracolo! -
A Giorgino per poco non venne un accidente:
- Tu parli? -
Il bestione fece un salto all'indietro e ribatté:
- Tu parli? -
Giorgino si indispettì:
- Guarda che io sono un essere umano, è normale che parlo! -
Il piccolo triceratopo scosse il corno, con aria interrogativa:
- E io nemmeno so cosa sono gli esseri umani! -
Giorgino stava per replicare, quando dalle scale arrivò la voce della mamma:
- A tavola! Oggi spaghetti… col pesto! -
- In effetti - disse il triceratopo - avrei una certa fame. Il pesto è verde? -
- Certo che è verde! - rispose Giorgino - Aspetta qui. -
Dopo qualche minuto, il ragazzino tornò con un piatto di spaghetti verdi come l’erba di un prato. Il dinosauro, dopo una iniziale e sospettosa annusata, si avventò sul piatto e iniziò a trangugiarli. Giorgino sorrise:
- Ho capito, ti piacciono gli spaghetti. -
Il triceratopo alzò per un attimo la testa e replicò:
- Che c’è di strano? -
Giorgino stava cominciando a divertirsi:
- Senti, visto che non so come ma parli, affrontiamo subito un argomento. Io ho sempre desiderato avere un animale domestico. Ci stai? -
- Animale sarai tu! - esclamò il triceratopo - Comunque per il resto... Direi che va bene! -
Capitolo Terzo
Il giorno dopo era il compleanno di Priscilla, una bambina che abitava prima della prima delle tre case dei tre amici, e anche a lei venne regalato un fiammante paio di Bull Boys! Erano fucsia, avevano le luci e sul lato esterno c’era uno pterodattilo di gomma, in rilievo, con un lungo becco e le ali spiegate. Guardandolo e riguardandolo, sembrava che volesse dirle qualcosa.
Emilietto, Giorgino e Achillino si nascosero dietro lo steccato del giardino per vedere quello che sarebbe successo. Priscilla portò le scarpe alla fontanella di pietra per indossarle con calma e anche lei trovò l’orologio sul fondo della scatola. Lo indossò… e in un attimo scomparve!
I tre amici, ognuno con il proprio dinosauro, sghignazzavano a più non posso, ma non fecero in tempo a finire che Priscilla era già ricomparsa alle loro spalle, accompagnata da uno spennacchiato cucciolo di pterodattilo.
- Ehi! - esclamò la ragazzina - Guardate cosa ho portato… - ma le parole le rimasero in bocca vedendo gli altri dinosauri - Cosa?! Ma allora, anche voi… -
- Già - disse Emilietto - io mi sono ritrovato con un t-rex che va matto per gli spaghetti al pomodoro. -
- Il mio - borbottò Giorgino - appena arrivato si è sbafato quelli al pesto. -
- E allora io che devo dire? - intervenne Achillino indicando il velociraptor - Lui si è fatto fuori i miei ai quattro formaggi. -
Lo pterodattilo ascoltava in silenzio. Salutò con un cenno del becco gli altri dinosauri, si guardò attorno e infine disse:
- Sentite ragazzi, visto che si parla di cibo, c’è modo di mettere una pizza dentro al becco? Non è che si trovano ad ogni angolo dall’altra parte. -
Capitolo Quarto
Il giorno seguente i quattro bambini camminavano nella viuzza dietro al dietro delle loro case, a fianco del fianco della strada principale, che portava dritto dritto alla scuola.
Avevano ai piedi le loro fiammanti Bull Boys e, la prima cosa che avevano notato al momento d’infilarle, era che subito dopo i loro amici dinosauri sparivano, come se venissero risucchiati dal simpatico pupazzetto in rilievo sul lato esterno. A dire il vero, quella misteriosa figura prima si scuoteva, poi si scrollava, e infine brontolava.
Quando tutti i dinosauri furono dentro alle scarpe, i quattro ragazzini si sentirono diversi: chi più forte, chi più veloce, chi più affamato, come se ognuno di loro avesse preso i poteri e, perché no, il carattere del proprio dinosauro.
Achillino, per esempio, corse come non aveva mai corso fino ad allora, proprio come un velociraptor.
Emilietto, invece, sentì braccia e gambe potenti come quelle di un tirannosauro e gli sfuggì perfino una serie di brontolii che dal profondo dello stomaco sconfinarono in un ruggito.
A Giorgino venne un gran fame di spaghetti al pesto, oltre a sentirsi così grosso e pesante da poter piegare un albero, se solo si fosse appoggiato.
Infine Priscilla, che aveva sempre sognato di volare, ma non aveva ali a disposizione, riuscì almeno a fare salti il doppio del normale.
Achillino, a voce alta, si domandò:
- Forse siamo diventati… Supereroi? -